Nel contributo si farà tacitamente ricorso alle più comuni abbreviazioni bibliografiche relative al libro antico a stampa. Un ringraziamento va ai primi lettori: Edoardo Barbieri, Maria Cristina Misiti e Roberta Valbusa.
Luca Rivali
La passione collezionistica dell’industriale bresciano, cavaliere della Legion d’Onore per merito, Luigi Francesco Nocivelli (1930-2006), è maturata con il tempo. Dopo gli studi tecnici, insieme al padre e al fratello, è stato tra i protagonisti della produzione italiana di elettrodomestici, intessendo profondi rapporti anche a livello internazionale, specie con la Francia. Da sempre appassionato lettore, cominciò a interessarsi al libro antico, raro e di pregio solo dagli anni Novanta dello scorso secolo, prima attraverso la mediazione dei cataloghi di antiquariato – ancora oggi preziosa quanto spesso negletta fonte per gli studi bibliografici – poi con la frequentazione diretta di raccolte private di amici e colleghi.
Gli albori dell’avventura collezionistica di Nocivelli si collocano sulle sponde bresciane del Benaco, a Lonato del Garda, tra le austere sale della quattrocentesca Casa del Podestà, dove il conterraneo Senatore Ugo Da Como (1869-1941), diversi decenni prima, aveva messo insieme una ricchissima collezione di libri e manoscritti ancora oggi custodita dalla Fondazione che porta il suo nome . Accesasi la fiamma della bibliofilia, il gusto del collezionista si affinò e si orientò ben presto verso l’architettura, l’archeologia e l’antiquaria, così che in un torno di anni relativamente breve Nocivelli giunse ad assemblare una prestigiosissima collezione oggi depositata, grazie alla lungimirante scelta degli eredi, proprio presso la Fondazione Ugo Da Como di Lonato, dove è stata allestita un’apposita sala inserita nel percorso di visita della casa-museo; i volumi sono ancora oggi custoditi nei mobili appositamente disegnati e fatti realizzare da Luigi Nocivelli per i propri libri, spesso di grandi dimensioni.
Al di là della medesima provenienza bresciana, non sono però molti gli elementi che accomunano Da Como e Nocivelli, anche a livello collezionistico . Se il primo si limitava a rifornirsi dagli antiquari con cui era in diretto contatto e con cui intratteneva autentici rapporti di amicizia, il secondo guardava piuttosto al mercato internazionale, da cui provengono numerosi pezzi della sua raccolta. Se il primo non disdegna di acquistare pezzi scompleti e in condizioni non ottimali, per farli poi opportunamente restaurare da abili calligrafi o realizzatori di facsimili, il secondo è assai più attento alla presentazione materiale dei propri cimeli, con particolare riguardo alle dimensioni dei margini (come si evince dalle note meticolosamente apposte da Nocivelli sui cataloghi impiegati come guida alla formazione della raccolta). Se il primo, infine, raramente guardava alla provenienza prestigiosa dei libri acquistati, il secondo formò una collezione in cui figurano i nomi di importantissimi proprietari precedenti .
Eppure, a uno sguardo più attento, si evince una certa complementarietà delle due collezioni, oggi conservate nel medesimo luogo. Certo non per quanto attiene alle specificità della biblioteca di Ugo Da Como che, profondo conoscitore dell’editoria bresciana del Rinascimento, nonché studioso del Risorgimento italiano, intendeva documentare tali interessi con i propri libri, con particolare riguardo alla produzione locale. Piuttosto si dovranno osservare e considerare alcuni nuclei, così come la natura profonda di queste due realtà nate dal collezionismo privato, ma orientate – più quella del Senatore, a dire il vero, che quella di Nocivelli – al pubblico, ma allo stesso tempo anche a lasciar memoria di sé, quasi un filo che tramite i libri racconta la storia non solo dei singoli pezzi, ma anche di chi li ha amorevolmente e pazientemente raccolti.
Il modello di riferimento di Nocivelli divenne abbastanza presto, ma senza passivi appiattimenti, la collezione di libri di architettura dell’americano Laurence Hall Fowler (1876-1971) e da questi donata alla John Hopkins University di Baltimora nel 1945. Oltre alla composizione, il rapporto della raccolta Nocivelli con la collezione Fowler è denunciato dalle numerose annotazioni che figurano sul catalogo allestito nel 1961 da Elizabeth Baer e divenuto ben presto – confermando le strette relazioni che storicamente caratterizzano collezionismo e bibliografia – un vero e proprio repertorio di riferimento per gli appassionati del genere . Anche Nocivelli non sfuggiva a questa logica e, procuratosi una copia del catalogo, la impiegò come punto di partenza per ricerche, acquisti, confronti.
Stesso discorso vale per l’altro grande punto di riferimento – ancora una volta statunitense – del collezionista bresciano, ovvero la raccolta libraria di argomento architettonico allestita da Mark J. Millard (1908-1985), oggi alla National Gallery of Art di Washington, con il relativo catalogo, anch’esso arricchito, nella copia Nocivelli, di appunti e segni di lettura .
Non manca poi qualche riferimento italiano, individuabile soprattutto nel catalogo della mostra di libri di architettura realizzata a Milano dal 6 al 14 maggio 2000, in occasione della XVI Fiera internazionale dell’antiquariato .
In realtà, per quanto qui interessa, va segnalato che la raccolta Nocivelli a un certo punto virò anche verso altri orizzonti e in primo luogo si orientò significativamente, come si è accennato, all’antiquaria, all’archeologia e al vedutismo. Non che si tratti di una frattura irrazionale, piuttosto dell’ampliamento dei confini di un genere verso prospettive di grande interesse sia dal punto di vista culturale sia da quello più propriamente bibliofilico. In questo marcare una distanza con i principali modelli di riferimento, Fowler in primis, stanno l’originalità della visione collezionistica di Luigi Nocivelli e quindi la ricchezza e la peculiarità della sua raccolta.
Il fondo, infatti, è ricco anche di altri strumenti di consultazione e di repertori largamente impiegati, compulsati e annotati da Nocivelli nell’ambito della sua attività di ricerca e raccolta. Si tratta di materiali che restituiscono la fotografia non di uno studioso, bensì di un collezionista non solo appassionato, ma attento all’esemplare di pregio, per molti versi incontentabile di fronte a un pezzo non proprio perfetto, inesausto nella ricerca al fine di realizzare, per quanto umanamente possibile, un progetto ideale. Un vero e proprio connoisseur, per usare categorie collezionistiche transalpine .
La biblioteca Nocivelli si compone di poco meno di centottanta edizioni per un totale di oltre trecentosessanta volumi, coprendo un arco cronologico che da un esemplare della seconda edizione latina del De re militari di Roberto Valturio, Verona, Bonino Bonini, 13 febbraio 1483 giunge al pieno Ottocento e ancora oltre, fino alle tavole con edifici e progetti del 1910 dell’architetto statunitense Frank Lloyd Wright (1867-1959) . Insomma una raccolta ampia sia per i numeri sia per i temi, che sarà il caso ora di osservare più da vicino, almeno riguardo ad alcuni aspetti.
La città di Roma, con i suoi monumenti, le sue chiese, le sue rovine, fu assai presente negli interessi di Nocivelli, specie sul versante dell’architettura e del vedutismo. Il punto di riferimento bibliografico di Nocivelli fu, in questo caso, il ponderoso lavoro di un altro grande collezionista, Sergio Rossetti (1933-2013), la cui prestigiosissima collezione di tema romano – con diversi Piranesi – è stata battuta all’asta da Sotheby’s nel febbraio 2018 . L’esemplare Nocivelli dell’opera di Rossetti reca numerose annotazioni autografe del collezionista, che doveva tenerla in gran conto, insieme al più classico Catalogo del conte Leopoldo Cicognara (1767-1834) , come punto di riferimento per quanto attiene alle raccolte di incisioni sei-settecentesche di tema romano.
In questo contesto spicca il nucleo di opere di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778). In primo luogo, perché non si conservano in biblioteche pubbliche bresciane altri esemplari del grande incisore. In secondo, per l’intrinseco, notevole valore storico e bibliografico che le caratterizza. Si tratta, complessivamente, di oltre duecento tavole incise e pubblicate a Roma tra il 1748 e il 1765, attraverso le quali è possibile seguire l’evoluzione stilistica e il percorso artistico, almeno per quanto attiene alle opere che riguardano la città di Roma . Che l’artista di Mogliano fosse uno dei più appetiti dal collezionista bresciano si evince dalla soddisfazione con cui questi segnò la propria copia del catalogo Bibliothèque d’un Collectionneur (1999) della parigina Librairie Léonce Laget, scrivendo accanto alla voce Piranesi (n. 77): «abbiamo quasi tutto».
Oltre all’interesse di Nocivelli per l’incisore, la sua raccolta dimostra che, almeno fino a non molto tempo fa, le opere di Piranesi avevano una larga presenza sul mercato antiquario. Ma, come si andrà ora a vedere, i pezzi oggi a Lonato sono spesso tutt’altro che ovvi, quanto al prestigio.
Si può iniziare con le Varie Vedute di Roma Antica e Moderna Disegnate e Intagliate da Celebri Autori, Roma, Fausto Amidei, 1748. La raccolta miscellanea, che rappresenta una delle prime imprese dell’ancora giovane architetto veneto sul mercato romano, è una guida figurata di Roma di piccolo formato e ha varie edizioni, la prima delle quali era apparsa alcuni anni prima, nel 1745 . Benché la maggior parte delle incisioni fosse di Piranesi, all’opera collaborarono anche altri autori.
L’esemplare Nocivelli, che appartiene appunto alla seconda edizione, consta di quarantasette tavole piranesiane . Presenta un timbro a secco Feltrinelli e, al risguardo, l’etichetta della libreria milanese Il Polifilo. Una nota di Nocivelli al recto della prima guardia anteriore precisa: «Vi sono incisioni di Bellicard segnate 1750! Questo è l’unico esemplare conosciuto con la indicazione Libraio Fausto Amidei (vedi Focillon p. 16) 47 tavole di Piranesi».
La seconda raccolta piranesiana di Nocivelli sono le Antichità Romane de’ Tempi della Repubblica e de’ primi Imperatori, Roma 1748, la prima vera serie promossa in proprio, come denuncia la didascalia in calce alla tavola con il frontespizio: «si vende dall’auttore dirimpetto l’Academia di Franzia». È dedicata al fiorentino Giovanni Gaetano Bottari (1689-1775), «cappellano segreto di N.S. Benedetto XIV uno de custodi della Biblioteca Vaticana, e canonico di S. Maria in Trastevere» e all’epoca custode della biblioteca di casa Corsini . Si tratta di trenta tavole, caratterizzate dal formato orizzontale delle vedute. L’esemplare oggi alla Fondazione Ugo Da Como è impreziosito dalla presenza di tavole a pieni margini e da una legatura d’epoca in cartone .
La terza serie riguarda le Vedute di Roma, realizzate in fogli atlantici, che coprono la quasi totalità dell’attività dell’artista, dal 1745 al 1774. Si tratta dell’opera cui più è dovuta la celebrità di Piranesi – anche per la contrapposizione al taglio enciclopedico delle Magnificenze di Vasi – e che ha vissuto diverse fasi. Le prime trentaquattro vedute confluirono nel 1751 nelle Magnificenze di Roma, pubblicate dal libraio-editore Giovanni Bouchard . Dieci anni più tardi, le vedute sono cinquantanove per raggiungere la cifra definitiva di centotrentacinque nell’edizione postuma definitiva del 1778, che presenta anche i due frontespizi d’invenzione.
L’esemplare Nocivelli fu acquistato sul mercato antiquario inglese nel 2002 e si compone di quarantotto tavole a pieni margini, rilegate in cartone d’epoca, per la più parte appartenenti al primo stato, come si evince dall’assenza dell’indirizzo, aggiunto da Piranesi solo più tardi . Come ha notato Francesca Lui, «la serie è impressa su carta filigranata con “il giglio in cerchio singolo” tipico della produzione cartaria romana, ed è caratterizzata da una stampa chiara e uniforme, priva di quei contrasti chiaroscurali che connoteranno la produzione vedutistica più matura». Inoltre «la raccolta presenta soggetti e caratteristiche simili a quelli di un volume comprendente 52 vedute e conservato a Monaco di Baviera (Staatliche Graphische Sammlung), che Andrew Robison data agli anni 1758-1759, ma che, contrariamente all’esemplare Nocivelli, riporta su tre tavole (la Fontana di Trevi, il Sepolcro di S. Costanza, la Colonna Antonina) l’indirizzo del libraio Bouchard» .
Si passa, a questo punto, a Della Magnificenza ed Architettura de’ Romani, Roma 1761, che nella copia Nocivelli è legato con le Osservazioni sopra la Lettre de M. Mariette aux auteurs de la Gazette littéraire de l’Europe […] & Parere su l’Architettura, con una prefazione ad un nuovo trattato della introduzione e del progresso delle belle arti in Europa ne’ tempi antichi, Roma, Giovanni Generoso Salomoni, 1765 . L’opera, come noto, è dedicata a Clemente XIII (Carlo Rezzonico, 1693-1769), del quale campeggia il ritratto a piena pagina inciso dallo stesso Piranesi e dal veronese Domenico Cunego (1724/25-1803). Piranesi, da quell’anno membro di merito dell’Accademia di San Luca, si era trasferito presso la chiesa di Trinità dei Monti e aveva avviato un’attività in proprio, scavalcando l’intermediazione dei librai. Ma questa è un’opera in cui emerge tutta la vis polemica di Piranesi che si scaglia, in particolare, contro l’architetto francese Julien-David Le Roy (1724-1803) e le sue Les Ruines des plus beaux monuments de la Grèce, Paris-Amsterdam, Guerin & Delatour et Jean-Luc Nyon – Neaulme, 1758. La polemica proseguì negli anni seguenti e vide Piranesi esporre compiutamente le proprie teorie nelle Osservazioni, nel Parere su l’Architettura e in Dell’introduzione e del progresso , opere non di certo a caso riunite tutte insieme nell’esemplare di Luigi Nocivelli.
Il volume si compone di trentotto tavole, di cui otto a doppia pagina e quattro più volte ripiegate, e duecentododici pagine di testo. Ulteriore valore aggiunto è dato però dalla presenza dell’ex libris del grande collezionista belga Charles van Hulthem (1764-1832), la cui preziosissima raccolta libraria fu catalogata dopo la sua morte e acquisita da quella che divenne la Bibliothèque Royale di Bruxelles, di cui costituisce il fondo originario . Van Hulthem possedeva un ampio nucleo di Piranesi: nel volume III del catalogo della sua collezione, nella sezione di Antiquités, p. 429, figurano:
19835 Giamb. Piranesi, trofei di Ottav. Augusto, con vari altri ornamenti, etc. 6 pl. – Vedute di Roma. 38 pl. avec le titre. En 1 vol. in-fol. Max. v. éc. fil.
19836 Piranesi, campus Martius antiquae urbis, etc. Romae, 1762. in-fol. 54 pl. avec la descript. – Monumenta degli Scipioni. 1785. 6 pl. avec la description. – Raccolta di alcuni disegni del barberi da cento detto il Guercino. Roma, 1764. 25 pl. En 2 vol. in-fol. max. v. éc.
19837 Piranesi, lapides Capitolini, sive fasti consulares, triumphalesq. Romanorum. Romae, 1762. 7 pl. dont une triple et vign. avec 62 pag. de texte. – Antichità di Cora. 14 pl. avec 15 pag. de texte. – Rovine del castello dell’acqua Guilia [sic]. Roma, 1765. 20 pl. avec 26 pag. de texte. in-fol. max. v. éc.
19838 Piranesi, vedute di Roma. in-fol. max. 72 pl. v. éc. fil.
19839 Piranesi, colona Trajana. Roma, 1770. in-fol. max. fig. v. éc. fil.
Dans le même volume se trouve aussi le colonne de l’apothéose d’Antonin-le-Pieux, et la colonne coclide de l’empereur Marc-Aurèle Antonin. Ces trois monuments sont gravés ici en 41 planches.
19840 Piranesi, antichità d’Albano e di Castel-Gandolfo. in-fol. max. 55 pl. (avec la description.) v. éc. Fil.
Cui si aggiunga a p. 435:
19902 Piranesi, vasi, candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, lucerne, ed ornamenti antichi. Roma, 1778. 2 vol. in-fol. max. 114 pl. v. éc. fil.
Pare che in questo elenco non ci sia alcun riferimento alla miscellanea oggi a Lonato e passata dalle mani di Luigi Nocivelli. Van Hulthem, però, fu collezionista anche di stampe e disegni, come attesta il catalogo della sua collezione, in Italia censito solo nella Raccolta Bertarelli di Milano. La sua collezione di stampe passò nelle mani del nipote, Charles de Bremmaecker, per essere poi anch’essa venduta dieci anni dopo, nel giugno 1846, e in parte pure acquisita dalla ancor giovane Bibliothèque Royale . Vi figura una sezione dedicata ai maestri italiani, dove però non compare il nome di Piranesi, segno che il volume di Nocivelli oggi a Lonato uscì dalla collezione Van Hulthem prima delle vendite.
Anche una delle opere più complesse e straordinarie di Piranesi, Il Campo Marzio dell’antica Roma, Roma 1762, trova più che adeguata rappresentazione nel fondo Nocivelli di Lonato . L’esemplare Nocivelli comprende sessanta pagine di testo, otto di dedica e il corpus di quarantadue tavole, di cui una firmata dall’artista fiammingo Arnold van Westerhout (1651-1725) . Soprattutto, però, oltre all’ex libris e a due timbri del «Perito Edile Cav. Giovanni Botta Milano (Italia) Via Paris Bordone, 14», esibisce una splendida legatura coeva in pelle profilata in oro su cui è impresso in oro lo stemma di Clemente XIV (Vincenzo Antonio Ganganelli, 1705-1774).
Per certi versi, il percorso qui tracciato si chiude con l’assai curioso volume del fondo Nocivelli che comprende le Primissime ed uniche prove tirate dopo dato l’acquaforte, di molti rami, da me disegnati dal vero ed incisi, e prima di terminarli, non avendo mai fatto altre prove che queste, del ravennate Luigi Rossini (1790-1857) , considerato l’erede di Piranesi. L’album oggi a Lonato è l’esemplare dell’artista, come impresso sulla stessa legatura: «Vedute varie di Luigi Rossini prove d’artista con note autografe 1819 c.» . Si tratta complessivamente di centotrentacinque vedute numerate nei margini in una legatura con dorso e angoli in pelle, con fregi a secco, filetti oro e piatti in carta rossa.
Il panorama offerto non è – né vuole essere – esaustivo della ricchezza di percorsi che la collezione offre. Dimostra però quanto il collezionismo illuminato possa dare contributi importanti alla ricostruzione della storia della cultura. La raccolta Nocivelli, con i suoi Piranesi, ma anche con la sua formazione e la sua fisionomia complessiva, è, da questo punto di vista, uno scrigno che può solo riservare ulteriori e importanti scoperte.