Nel tracciare una breve nota descrittiva sulle incisioni di Giovanni Battista Piranesi nelle collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe si deve necessariamente partire dalla collezione Corsini, nucleo fondante dell’istituzione statale nata nel 1895, e poi confluita con le collezioni della Calcografia Nazionale dal 1975 nell’Istituto centrale per la grafica. La collezione romana di disegni e stampe dei principi Corsini era già nota per il numero e la qualità delle opere che conteneva all’epoca di Piranesi, e all’inizio del XIX secolo, l’abate Pietro Zani la definiva con queste parole: “Non più di tre sono i Gabinetti principali di stampe, che contar possa l'Europa: il primo è il Nazionale di Parigi, il secondo l'I. R. di Vienna, ed il terzo l'Elettorale di Dresda.
La nostra Italia un solo non ne possiede che pareggi li tre indicati; ed il più ricco ch'ella vanti è quello della Casa Corsini in Roma”. Esistono rapporti ben documentati e indagati tra Giambattista Piranesi e monsignor Giovanni Gaetano Bottari (1689 – 1775) , personaggio di spicco nell’ambiente culturale romano e prima fiorentino, attivo nel XVIII secolo, filologo, erudito, conoscitore e critico d’arte . Fiorentino di nascita, Bottari si dedicò fin dagli anni Venti del Settecento, quando era già al servizio della famiglia Corsini, e grazie alla sua carica di condirettore della Stamperia Granducale, alla conoscenza dell’arte incisoria, da lui considerata un imprescindibile mezzo per la riproduzione e lo studio delle opere d’arte. Fin da quegli anni fiorentini infatti collaborò alla realizzazione di imprese editoriali illustrate, imparando a conoscere nel dettaglio i processi di produzione delle opere a stampa, e cominciando ad intrattenere rapporti con incisori di traduzione, ai quali nel tempo continuò a rivolgersi per i suoi progetti di pubblicazioni. Accademico della Crusca, collaborò all’uscita della quarta edizione del “Vocabolario” (1729 – 1738) e, chiamato a Roma dal 1730 si occupò della formazione e dell’accrescimento della biblioteca della famiglia Corsini su incarico del nipote di Lorenzo Corsini, papa Clemente XII (1730 – 1740), il Cardinale Neri Maria (1685 – 1770), grande appassionato di cultura antiquaria, prima di essere nominato dal pontefice custode della Biblioteca Vaticana (1739).
Bottari acquistava stampe per accrescere la collezione dei Corsini, intessendo rapporti intellettuali e di amicizia con librai, mercanti e antiquari italiani e stranieri, e tenendo in gran conto per la raccolta anche le opere contemporanee; si interessava alle incisioni che documentavano le antichità romane, la situazione degli scavi e i reperti conservati nelle principali collezioni pubbliche, ma anche alle traduzioni incise dei dipinti e dei cicli pittorici più rappresentativi dell’arte italiana. Fu l’ideatore e curatore dei primi tre volumi della monumentale opera Del Museo Capitolino (1741 – 1755, I , II , III ; il IV volume uscì nel 1782 a cura di Nicolò Foggini ), e aiutò e protesse Piranesi, soprattutto nei suoi primi anni romani. L’architetto veneziano era giunto per la prima volta a Roma nel settembre del 1740, con il ruolo di “disegnatore” al seguito del nuovo Ambasciatore della Serenissima nella città papale, Francesco Venier. Lo studioso veronese Giuseppe Bianchini, che Piranesi frequentava a Roma, scrisse per lui una lettera di presentazione indirizzata a Bottari nel novembre del 1743. I rapporti tra i due divennero presto amichevoli e duraturi, e Piranesi fu introdotto in Arcadia e nell’Accademia di San Luca dal Bottari , verso il quale serberà sempre riconoscenza, anche se il loro rapporto intellettuale attraverserà momenti di freddezza. Nel luglio del 1748 Piranesi dedica la prima edizione delle “Antichità Romane de' Tempi della Reppublica” all’erudito fiorentino, motivandola con “la fama del vostro straordinario sapere”, dichiarando lo scopo di quella sua fatica: “o gl’inosservati e nascosti monumenti alla vista d’ogn’uno mettendo, o i palesi e chiari alle forestiere nazioni tramandando”, felicitandosi con sé stesso per “meritarmi inoltre in questo affare il favore e la benevolenza vostra”. Bottari si trova a pubblicare nel quinto volume della sua Raccolta di lettere sulla pittura scultura e architettura la famosa lettera di Pierre-Jean Mariette (1694 – 1774) del 1764 in aperta polemica pubblica con Piranesi riguardo alla superiorità tra arte greca e romana antica . La posizione di Bottari, che peraltro non pubblica nella sua Raccolta la risposta di Piranesi contenuta in un fascicolo di 25 fogli, è cautamente equidistante, circostanza che ha spinto alcuni studiosi ad osservare che Bottari è esponente di una Roma Illuminata, ma certamente non illuminista . Le divergenze che determinarono il raffreddamento dei rapporti tra i due sono emblematicamente da ricondurre alla polemica sul restauro del Pantheon che ebbe vasta eco anche in Francia e Gran Bretagna; Mariette aveva preso posizione con coloro che criticavano il restauro, che di fatto era consistito in un totale rifacimento della parte superiore dell’interno dell’edificio, senza attenzione agli studi archeologici. Mariette, e con lui Bottari, era invece fautore di interventi filologici e frutto di studi e di ricerche, e si lamentava con il monsignore fiorentino della mancata adesione di Piranesi (che in realtà sperava di essere coinvolto direttamente nei progetti di restauro del Pantheon da papa Clemente XIII Rezzonico, veneziano di nascita, e quindi non prendeva posizione) alle loro idee.
Nella collezione dei principi Corsini, per interessamento di Bottari, ma certamente più ancora del suo successore Luigi Maria Rezzi, sono presenti preziose prime edizioni dell’opera grafica di Piranesi. Le vicende legate alla costituzione del Gabinetto nazionale delle stampe nel 1895, il cui primo nucleo è costituito dai disegni e stampe enucleati dalla biblioteca Corsiniana, donata dai principi nel 1883 alla Reale Accademia dei Lincei, hanno fatto sì che i volumi illustrati da stampe, insieme ai resoconti di viaggio, alla documentazione delle principali gallerie d’arte, alla riproduzione dei reperti dell’Antichità, alle carte geografiche e alle tavole scientifiche, da sempre materiali che facevano parte integrante di biblioteche ed archivi, restassero nella dotazione della biblioteca donata all’Accademia dei Lincei .
In Biblioteca Corsiniana sono conservate alcune preziose edizioni, come la Prima parte di Architetture, e Prospettive. Anche la pregevole edizione in quattro tomi delle Antichità Romane , con il manoscritto originale, pubblicata nel 1756 (Volumi 53K19-53K22) è ancora oggi conservata in Biblioteca Corsiniana e dei Lincei; mentre la prima edizione delle Antichitá Romane de' Tempi della Reppublica, ripubblicata con il titolo Alcune Vedute di Archi Trionfali (51H20) è in deposito in Istituto, e reca il timbro “Corsinia vetus”, ad indicare il suo ingresso nella biblioteca prima del 1754, data della sua apertura al pubblico. Oggi le opere di Piranesi conservate all’Istituto sono disomogenee e non sono quasi mai complete: tra queste una edizione del Campo Marzio dell’Antica Roma (vol. 52K22) in volume con coperta in mezza pergamena e con stampe legate direttamente, quindi non incollate su supporti. Il volume 51I10 conteneva le 16 tavole delle Carceri, tavole adesso staccate e montate singolarmente in passepartout. I volumi 51I4 e 51I5 conservano le Vedute di Roma. Il volume 52K26, oggi mancante della legatura, conservava la serie di Paestum. Le incisioni piranesiane in fogli sciolti passate in deposito al Gabinetto delle Stampe, sono eterogenee, molte sono contenute nel volume 44H36, che reca sul dorso l’iscrizione “Piranesi Giambattista Francesco e Laura stampe”, e che fu molto probabilmente assemblato con acquisti sul mercato antiquariale dal piacentino Luigi Maria Rezzi (1785 – 1857), un altro bibliotecario dei principi Corsini che dedicò alla sistemazione della biblioteca molti anni di onorato servizio. Le altre incisioni di Piranesi presenti nelle collezioni dell’Istituto sono oggetto di acquisizioni e donazioni avvenute dopo il 1895, e sono inventariate nel Fondo Nazionale. Tra queste vi sono i Capricci, acquistati nel 1921 dalla vedova del pittore Antonio Bertaccini, Emma Drusiani, le Lettere di giustificazione, le Vedute di Roma antica, Altre Vedute di Roma, Opere varie di architettura e grotteschi, acquistate nei primi venti anni del XX secolo da vari collezionisti privati, tutti titoli evidentemente acquisiti per rafforzare la rappresentatività dell’incisore nelle collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe. Nel caso di Piranesi le due collezioni, Calcografia e Gabinetto Stampe, si completano a vicenda, aggiungendo al ricco e completo fondo di stampe derivate dalle matrici conservate in Calcografia esemplari di antica tiratura, a dimostrazione della opportunità e della validità della decisione di accorpare le due istituzioni, dopo un rapporto di collaborazione documentato già dalla nascita del Gabinetto Nazionale delle Stampe .