Altri autori del Fondo Piranesi

Giulia De Marchi
Giulia De Marchi
Storica dell'arte
Accademico di San Luca

Il Fondo Piranesi nell'Istituto centrale per la Grafica, che fu di proprietà di Giovanni Battista Piranesi e del figlio Francesco, raccoglie le matrici da loro incise, ma anche tante opere di altri autori: sono circa 300 i rami su cui sono indicate le responsabilità di altri incisori e disegnatori. Si tratta di artisti più o meno noti, ma tutti meritano che la loro attività grafica venga ricordata, e il fatto stesso che i Piranesi avessero incluso queste opere nella loro rinomata collezione rappresenta un importante riconoscimento di qualità, sia per quelle direttamente commissionate sia per quelle acquisite già completate. Scorrendo le valutazioni assegnate nella Calcografia Camerale alle stampe di queste matrici, soprattutto le traduzioni di pitture e sculture, soggetti che non erano fra le competenze dell’architetto Piranesi, si conferma l’apprezzamento per queste opere che avevano sempre costi alti, maggiori di quelli delle Carceri o altre stampe d’invenzione, pari solo alle più belle e complesse incisioni di Vedute, Piante e Antichità .

Si presentano tutti questi altri autori del Fondo Piranesi, che forse non si cercherebbero in questa raccolta, perché spesso le loro stampe sono note singolarmente, oppure perché le loro collaborazioni passarono in secondo piano rispetto alla fenomenale attività piranesiana. La collezione Piranesi, arrivata nella Calcografia Camerale nell'anno 1839 , dopo l’incisione dei numeri di inventario sulle matrici, venne presentata nel Catalogo del 1842 come fondo a parte, ordinata in tomi così come è oggi , ma senza indicazioni degli autori, venivano considerati solo i soggetti. Poi nei diversi cataloghi ottocenteschi a partire dal 1872, le opere Piranesi, senza distinguere quelle del padre e quelle del figlio, furono suddivise secondo le categorie dei soggetti: di pittura, di scultura, di architettura, senza nome degli autori, tranne rari casi, benché sempre offerte in vendita (e poi prezzati) anche singolarmente. Dal 1874 si trova, alla fine dei cataloghi, l'elenco di tutti i volumi Piranesi, che dall'anno 1889 furono numerati dal 1747 al 1783, con prezzi sempre invariati. L'attuale numerazione “1400” per tutto il fondo, considerato come unica serie, fu data nel 1897.

Dunque è parso utile e giusto porre l'attenzione sugli artisti i cui nomi risultano sulle matrici, catalogate una ad una solo da Carlo Alberto Petrucci nel 1953, con ulteriori specificazioni fornite da Anna Grelle ed Elisabetta Giffi nel 2009 . Ginevra Mariani ha curato quattro cataloghi critici delle matrici di Giovanni Battista Piranesi datate dal 1743 al 1769 .

Comunque ricordiamo che sicuramente anche altre lastre furono lavorate, almeno in alcune parti, da artisti impiegati nella bottega di Piranesi, sotto la direzione del grande architetto incisore, e i loro interventi anonimi sono riconoscibili in ripetuti specifici repertori, nelle figure, nei particolari dei cieli e dei paesaggi .

Sono qui riportati gli artisti che sottoscrissero le incisioni comprese nel Fondo Piranesi, che si trovano nei tomi II (Gli avanzi dei monumenti sepolcrali di Roma e dell’agro romano), III (Gli avanzi dei monumenti sepolcrali di Roma e dell’agro romano), VII (Della Magnificenza ed Architettura de’ Romani), VIII (Parte III, Gli Archi Trionfali ed altri monumenti innalzati dai Romani), X (Il Campo Marzio dell'antica Roma), XII (Vasi, candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, lucerne ed ornamenti antichi), XVIII (Statue antiche incise da Francesco Piranesi), XX (Diverse maniere d’adornare i camini ed ogni altra parte degli edifizi, desunte dall’architettura egizia, etrusca, greca e romana), XXI (Raccolta di alcuni disegni del Guercino), XXII (Schola Italica Picturae), XXIII (Seguito del Tomo precedente), XXIV (Parte I, Pitture di Raffaello nella Sala Borgia al Vaticano, disegnate da Tommaso Piroli ed incise a contorno; Parte II, Pitture della Villa Lante a Roma di Giulio Romano, disegnate da Tommaso Piroli ed incise a contorno; Parte III, Pitture del Gabinetto di Giulio II al Vaticano disegnate da Tommaso Piroli ed incise a contorno; Parte IV, Pitture di Raffaello alla Farnesina disegnate da Tommaso Piroli ed incise a contorno; Parte V, Pitture di Ercolano disegnate da Tommaso Piroli ed incise a contorno; Parte VI, Pitture di Villa Altoviti a Roma, inventate da Michelangelo, dipinte da Giorgio Vasari, incise da Tommaso Piroli), XXVI (Le Antichità della Magna Grecia, seguito del Tomo precedente).

Fig. 1 - Nicolas Dorigny incisore e disegnatore, La Trasfigurazione, di Raffaello, stampa della matrice inv. 1400_1012.
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
La deposizione di Raffaello
Fig. 2 - Nicolas Dorigny incisore e disegnatore, La Deposizione, di Daniele da Volterra, stampa della matrice inv. 1400_1013.
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Possiamo idealmente dividere i nomi presenti sulle matrici in tre categorie: autori precedenti ai Piranesi (le cui opere furono aggiunte alla raccolta sia da Giovanni Battista sia da Francesco), artisti contemporanei in rapporto con il padre e altri in relazione con il figlio. Per i contemporanei ai Piranesi si offre qualche notizia sulle biografie e sulle opere che possa aiutare a inquadrare l’attività intensa e spesso condivisa di questi artisti.

Dunque alcuni autori dei rami del Fondo Piranesi non è possibile, per ragioni biografiche, che abbiano collaborato o trattato con Piranesi: sono nomi di grande fama e i loro lavori furono acquisiti per arricchire la collezione e l’offerta agli acquirenti.

E’ documentata la vicenda dell’acquisto a Parigi nel 1763, con l’intermediazione di Robert Strange, delle matrici di Nicolas Dorigny con traduzioni da Raffaello e Daniele da Volterra (Figg. 1, 2) l’iniziale lamentela di Piranesi per la qualità delle lastre, era piuttosto dovuta ad una prima cattiva tiratura . Queste due stampe, nei cataloghi piranesiani romani, venivano presentate con la serie della Schola Italica Picturae, ora sono nel tomo seguente, il XXIII. Troviamo anche, inserita nel tomo X, la bella incisione in due matrici di Arnold van Westerhout, affermato incisore fiammingo residente a Roma già da 25 anni, dal disegno del noto architetto Francesco Fontana inventore della Macchina costruita per l’estrazione della Colonna di Antonino Pio (Fig. 3); la grande impresa di recupero della colonna in Campo Marzio era stata voluta nel 1705 da Clemente XI, che anche commissionò la stampa ; oppure il rame con l'Arco di Settimio Severo inciso da disegno di Israel Silvestre, noto incisore di vedute francese che fu in Italia tre volte a cavallo della metà del Seicento. Le sue opere erano nella Calcografia De Rossi prima che fosse venduta alla Camera Apostolica, ma qualcuna ancora entrò nel corso del ‘700 .

Francesco Piranesi inserì nella raccolta una matrice tratta da un disegno di Pietro Santi Bartoli, il maggiore incisore di antichità del '600, e i tre rami da stampare riuniti di Aureliano Milani, pittore e incisore bolognese, che nel 1719 si trasferì a Roma dove visse molti anni; morì a Bologna prima del 20 settembre 1749.

Macchina estrazione colonna Antonino Pio
Fig. 3 - Arnold van Westerhout incisore, Francesco Fontana disegnatore, Macchina costruita per l'estrazione della Colonna di Antonino Pio, stampe delle matrici da riunirsi invv. 1400_444, 1400_445 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Fra gli artisti contemporanei di Giovanni Battista Piranesi che collaboravano direttamente con lui, Jean Barbault ebbe l’onore di apporre il suo nome, per l’incisione delle figure in sculture, su alcuni dei rami in cui è riconoscibile il suo intervento, nel Tomo II e Tomo III(Figg. 4, 5). Il pittore Jean Barbault, Prix de Rome di Palazzo Medici, possedeva la preparazione accademica per l’esecuzione delle figure, che l’architetto Piranesi non aveva . Nei primi anni ’50 il libraio Jean Bouchard, editore di Piranesi, vendeva le sue vedute . La matrice con un tripode antico in bronzo conservato nel Museo di Portici, per il tomo XII, fu incisa da un disegno di Vincenzo Brenna, architetto, disegnatore e incisore, che lasciò Roma nel 1780, per lavorare in Polonia e in Russia, tornando brevemente fra il 1805 e il 1806. Era ben introdotto nell'élite culturale-artistica di nobili romani e intellettuali forestieri, appassionato di archeologia, compì viaggi in Campania e sono note dalle fonti coeve le sue collaborazioni con Piranesi .

Un esempio di lastre acquistate già incise e riutilizzate fu il gruppo di cinque matrici di Girolamo Rossi da disegni di Antonio Buonamici: pubblicate da Francesco Bianchini nel libro Camere ed Iscrizioni Sepulcrali nel 1727, furono acquisite da Piranesi che apportò piccole modifiche e le utilizzò negli anni 1750/1752 per l’edizione di una raccolta sulle Camere Sepolcrali e poi nella serie delle Antichità Romane (Fig. 7).

Camere sepolcrali Piranesi
Fig. 7 - Girolamo Rossi incisore, Antonio Buonamici disegnatore, Veduta in prospettiva di una metà delle Camere Sepolcrali de' Liberti e Servi della Famiglia di Augusto, situata sulla via Appiaa un miglio dalla Porta di S. Sebastiano, stampa della matrice inv. 1400_138 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Girolamo Rossi era un incisore molto noto, attivo sia per la Calcografia De Rossi prima della vendita alla Camera Apostolica nel 1738, per moltissimi ritratti (quello di Benedetto XIII da disegno di Pier Leone Ghezzi) e qualche traduzione da Ludovico Carracci, Guercino e Guido Reni, sia per la Calcografia Camerale, ancora per numerosi ritratti, dal 1738 al 1743; una traduzione da Maratta pervenne nei primi anni dell’800; sono sue 51 matrici della serie del Museo Borioni (Collectanea Antiquitatum Romanorum), stampata a Roma da Rochi Bernabò nel 1736 e acquistata dalla Calcografia Camerale nel 1788 . Rossi fu maestro di incisione dell’Ospizio di San Michele fino alla sua morte, il 9 febbraio 1761. Il successore, Felice Francesco Polanzani, veneto giunto a Roma nel 1745, nell'anno 1755 aveva terminato la Nuova carta geografica dello Stato ecclesiastico, in tre fogli, incisa assieme a Gaetano De Rossi; la Calcografia Camerale gli commissionò anche, fra il 1764 e il 1765, due Vedute da disegni di Francesco Pannini e la Carta geografica della Corsica nel 1768, oltre a dargli diversi incarichi come intagliatore di lettere; una sua incisione si trova nella serie delle Rovine della città di Pesto, impresa privata di successo edita da Paolo Antonio Paoli nel 1784, che comprende anche opere di Bartolozzi e Volpato, giunta in Calcografia solo nel 1913 dal Monte di Pietà. Polanzani fu professore di incisione all'Ospizio di San Michele per tutta la sua vita, fino al dicembre 1779 . È l’autore del Ritratto del Piranesi datato 1750, che apriva l’edizione delle Opere varie, poi antiporta del primo volume delle Antichità romane, ora inserito nel tomo XXI (Fig. 8).

Il bel Ritratto di Clemente XIII è opera congiunta di Piranesi padre e Domenico Cunego (Fig. 9); la pubblicazione del libro della Magnificenza ed Architettura de' Romani, ora nel tomo VII, avvenne solo dopo il completamento e l'inserimento di questa incisione . Cunego, appena arrivato dal veneto, era già incisore esperto; si stabilì a Roma e la sua calcografia privata, con quella di Giovanni Volpato, divennero le più importanti della città per le stampe di traduzione da dipinti: anche Francesco Piranesi fu mandato a studiare presso di loro. Diverse opere di questi maestri si trovano nel tomo XXII, nella serie Schola Italica Picturae; Gavin Hamilton ideò, commissionò e pubblicò con larghezza di mezzi nel 1773 questa serie di stampe che ebbe una grandissima rinomanza e fu di esempio per tante iniziative di traduzione di dipinti. Era in vendita da Jean Bouchard presso S. Marcello al Corso, editore di Piranesi fino al 1762, quando col trasferimento a Palazzo Tomati in via Sistina egli divenne editore in proprio .

Piranesi e Hamilton condividevano una grande passione per le antichità: in particolare furono assieme a Villa Adriana in occasione degli scavi intrapresi dall’inglese e tre tavole della serie dei Vasi, candelabri e altri ornamenti antichi sono dedicate a lui . Gli incisori scelti da Hamilton erano fra i migliori, certamente conosciuti anche da Piranesi, perché i due frequentavano lo stesso ambiente.

Frontespizio Schola Italica Picturae
Fig. 11 - Giuseppe Sforza Perini incisore, Frontespizio della Schola Italica Picturae, da Michelangelo, stampa della matrice inv. 1400_972 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Fig. 10 - Angelo Campanella incisore, La Presentazione al Tempio, di Fra Bartolomeo, stampa della matrice inv. 1400_977 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Alcuni erano di formazione romana e ben integrati nella fiorente produzione della città, sia per commissioni private, sia per commissioni governative, incrociando spesso le proprie esperienze.

Angelo Campanella, nato il 4 febbraio 1746, il 24 luglio 1754 era entrato a studiare nell’Ospizio di San Michele, all’interno del quale gli vennero commissionate incisioni nel 1759, 1767 e 1769. Fu premiato alla Scuola del Nudo dell’Accademia di San Luca negli anni 1764-1766. Eseguì l’incisione del Fondo Canova, giunto nella Calcografia Camerale nel 1827, rappresentante il Mausoleo del Conte de Sousa, che riportava la dedica, poi abrasa, di Canova proprio ad Hamilton. Collaborò con due matrici anche alla serie di Teste varie da opere di Raffaello, disegnate da Luigi Agricola, dove si legge ancora l’indicazione del precedente editore: Agapito Franzetti nel Corso delle Convertite, anch’essa oggi nella calcoteca dell’Istituto centrale per la Grafica.

Nella serie della Schola Italica Picturae è presente una incisione di Campanella (Fig. 10), mentre due sono di Giuseppe Sforza Perini: nato il 13 settembre 1740, anch’egli fu apprezzato allievo nell’Ospizio di San Michele, dove entrò il 17 luglio 1750, e dove ottenne commissioni nel 1760 e nel 1761. La Calcografia gli ordinò un ritratto della serie dei Cardinali, e altre sue incisioni di traduzione di pitture furono acquistate da Cunego. A lui fu affidato il Frontespizio della Schola Italica Picturae (Fig. 11) e una traduzione da Giacomo Palma.

Camillo Tinti, nato il 10 marzo 1743, fu ammesso nell’Ospizio di San Michele l’11 marzo 1751, ancora allievo residente, vi eseguì incisioni remunerate nel 1759, 1760 e 1761; fu inviato a studiare alla Scuola del Nudo dell’Accademia di San Luca; ottenne grandi riconoscimenti all’interno dell’istituto e appena uscito intraprese una carriera ricca di soddisfazioni. In Calcografia si trovano diversi suoi rami che traducono pitture, di Lanfranco, di Raffaello e di Nicolas Poussin, provenienti da Cunego, Montagnani e dal Monte di Pietà nel 1913. Eseguì alcune delle migliori incisioni dell’opera dedicata al Museo Pio-Clementino e firmò il frontespizio della serie Raccolta di avori e vetri del Museo Profano, fatta incidere da Luigi Valadier, venduta da Giuseppe Valadier alla Calcografia nel 1789 e integrata con altri rami . Hamilton gli commissionò tre rami (Fig. 12).

Le nozze di Meleagro
Fig. 12 - Camillo Tinti incisore, Le nozze di Meleagro e Atalanta, di Polidoro da Caravaggio, stampa della matrice inv. 1400_985 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Gli incisori veneti raggiunsero a Roma i livelli di qualità più alti.

Il veneziano Antonio Capellan fu impegnato per i lavori della Calcografia Camerale con grande regolarità dal 1756, per la serie di affreschi del Domenichino a Grottaferrata, per tanti ritratti, per traduzioni di dipinti, per Vedute fino agli anni ’80 del Settecento; fra il 1781 e il 1782 eseguì tre rami da aggiungere al libro del Guercino già in Calcografia. Da disegno di Gaetano Savorelli incise una Pittura antica rinvenuta nella Villa Adriana nel 1779.

Riposo durante la fuga in Egitto
Fig. 13 - Antonio Capellan incisore, Il riposo durante la Fuga d'Egitto, di Federico Barocci, stampa della matrice inv. 1400_990 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Sono sue tre incisioni (Fig. 13), ma la maggior parte delle tavole della Schola Italica Picturae furono commissionate da Hamilton, con larghezza di mezzi, ai due notissimi Domenico Cunego (ventuno matrici datate a partire dal 1769 (Fig. 14) e Giovanni Volpato (otto matrici di traduzioni di pittori di varie scuole italiane, fra cui i veneti Tintoretto e Paolo Veronese (Fig. 15); le loro stampe vennero offerte in vendita dalla Calcografia Camerale con i prezzi più alti, 80 baiocchi l’una.

Il primo, giunto a Roma il 24 febbraio 1761 con James Adam, qui si sposò e rimase per sempre. Nel 1769 e nei primi anni ’70 del Settecento eseguì ritratti per la Calcografia Camerale; il suo rame con il Ritratto di Pio VI dipinto da Giovanni Domenico Porta fu invece saldato nel 1788 alla vedova di quest’ultimo; dal 1795 gli fu concesso un vitalizio in cambio di sessanta rami di traduzione di “varie opere esistenti in diverse Gallerie”, oggi sparse nella collezione della Calcografia, e non tutte riconosciute. Un’altra sua matrice datata 1796 con la traduzione del Diluvio Universale di Poussin risulta entrata fra il 1826 e il 1832.

Il Volpato incise diverse belle Vedute per la Calcografia Camerale nel corso di tutti gli anni ’70 del Settecento e ancora negli anni ’80. Il Panorama di Roma in tre rami da disegno di Francesco Pannini è datato 1779. Il fondo della sua Calcografia privata giunse in Calcografia più di venti anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1803. Altre opere firmate da Volpato arrivarono più tardi nella Regia Calcografia: nel 1899, per acquisto da Ludovico Muratori, la serie datata 1777 delle Logge Vaticane, con molte lastre anche di Giovanni Ottaviani; nel 1913 provenienti dal Sacro Monte di Pietà, 16 stampe nella serie Antichità di Pozzuoli e 13 stampe nella serie Rovine della città di Pesto, ambedue edite da Paolo Antonio Paoli, rispettivamente nel 1768 e nel 1784.

La natività di S. Giovanni Battista
Fig. 14 - Domenico Cunego incisore, La Natività di S. Giovanni Battista, di Ludovico Carracci, stampa della matrice inv. 1400_999 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
La cena in casa di Simone Fariseo
Fig. 15 - Giovanni Volpato incisore, La Cena in casa di Simone Fariseo, di Paolo Veronese, stampa della matrice inv. 1400_994 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Fra gli artisti stranieri stabilitisi a Roma, dove fiorì in quegli anni una comunità culturale-artistica internazionale, appassionata di studi archeologici e di arte italiana, Hamilton incaricò François Joseph Lonsing di eseguire una traduzione da Giulio Romano(Fig. 16). Questo artista belga visse a Roma dall’inizio di ottobre 1761 al 1778, abitando dal 1770 in via Felice (l’attuale via Sistina), nel palazzo dei Padri della Dottrina Cristiana, che si trovava fra Palazzo Tomati, dove viveva Piranesi, e palazzo Zuccari, assieme ad altri artisti stranieri: fu coinquilino di James Nevay e Laurent Pecheux; Hamilton lo definiva suo amico e gli affidò diverse incombenze . L’espansione delle attività di Giovanni Battista Piranesi portò anche la crescita e la diversificazione dell’offerta agli acquirenti: all’interesse culturale si aggiungeva lo scopo commerciale relativo alle stampe, ma spesso anche alle opere tradotte. Così egli incluse nel suo repertorio calcografico anche traduzioni di pitture, come quelle acquistate da Hamilton, e di disegni. Già nel 1764 aveva stampato 12 lastre tratte da disegni del Guercino, di altissima qualità, acquistate dopo il 1761 dall’autore, Francesco Bartolozzi(Fig. 17) che probabilmente aveva conosciuto a Roma quando questi aveva lavorato per Bottari fra il 1756 e il 1757; nel 1756 Bartolozzi incise cinque rami commissionati dalla Calcografia Camerale per la serie delle pitture del Domenichino a Grottaferrata. La serie dei disegni del Guercino (tomo XXI), incrementata nel tempo con altre tavole da ambedue i Piranesi, risulta ora essere una miscellanea di vari soggetti e vari autori; in alcuni casi il soggetto tradotto non è un disegno, ma un dipinto, come l’incisione “alla Pittoresca” di Francesco Bartolozzi da Sebastiano Ricci (Fig. 18) e il rame inciso da Giovanni Battista
Buratto da un dipinto del conterraneo Antonio Balestra (Fig. 19).

Il nome dello stesso Piranesi padre si legge su quattro matrici: il frontespizio, due disegni attribuiti al Guercino di sua proprietà e una caricatura di Nicola Zabaglia disegnata da Pier Leone Ghezzi, ma l’autografia delle incisioni è molto dubbia . Il Ghezzi fu per Piranesi modello di ricerca e di editoria, oltre che collega appassionato di antiquaria.

Fig. 17 - Francesco Bartolozzi incisore, Santa Teresa col Bambino Gesù, la Madonna e otto angeli, disegno del Guercino, stampa della matrice inv. 1400_924 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Brenno e Camillo
Fig. 18 - Francesco Bertolozzi incisore, Brenno e Camillo, di Sebastiano Ricci, stampa della matrice inv. 1400_934 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Prodigi operati da un Santo
Fig. 19 - Giovanni Battista Buratto, Prodigi operati da un Santo, di Antonio Balestra, stampa della matrice inv. 1400_936 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Giovanni Battista commissionò altre tavole a Giovanni Ottaviani (Fig. 20) e James Nevay. Giovanni Ottaviani, aveva studiato e lavorato a Venezia, operò come incisore di Vedute per la Calcografia Camerale sotto la Sovrintendenza di Giovanni Domenico Campiglia, dal 1764 al 1770, e vendette già finite due sue matrici dal Guercino, Maestro di musica e Suonatori (quest’ultima da un’opera nella collezione di Bartolomeo Cavaceppi), nel 1771; un'altra sua traduzione dal Guercino, Cleopatra, era già nel catalogo della Calcografia del 1755 come anonima. La serie Pitture nella Cappella del palazzo del Quirinale, da lui edita, e poi entrata in Calcografia fra il 1823 e il 1826, contiene 15 stampe, tutte da disegni di Pietro Angeletti, alcune incise dallo stesso Giovanni Ottaviani, nelle quali talvolta si definisce “sculptor” del re Carlo II. Negli anni seguenti fu impegnato con Giovanni Volpato nella importante serie delle Logge Vaticane; il disegnatore di quasi tutte le sue matrici fu Gaetano Savorelli.

James Nevay, di Edimburgo, visse a Roma dal 1755 al 1794; fu allievo di Mengs, ma si conosce un solo suo dipinto, Agrippina che sbarca a Brindisi con le ceneri di Germanico, esposto nel 1773 alla Society of artists, come due suoi disegni nel 1790 e nel 1791. Fu vicino di casa di Lonsing, col quale intraprese lunghe ricerche sulla composizione dei colori, peraltro ben poco fruttuose; piuttosto era ammirata la qualità del suo disegno (Fig. 21). Giovanni Brunetti, "buon intagliatore" nato a Ravenna, fu attivo a Roma circa fra il 1785 e il 1796 nella cerchia di Giovanni Volpato ed eseguì diverse incisioni da disegni di Bernardino Nocchi; è l’incisore del Busto di Raffaello disegnato da Gaetano Savorelli. Quest'ultimo eseguì i disegni per le matrici di Giovanni Ottaviani nella bella serie delle Logge vaticane, per traduzioni dal Guercino di Pietro Savorelli e Luigi Fabri, per una Pittura antica rinvenuta nella Villa Adriana nel 1779 incisa da Antonio Capellan, tutti rami nella collezione della Calcografia.

Ottaviani Diana al bagno
Fig. 20 - Giovanni Ottaviani incisore, Diana al bagno, disegno del Guercino, stampa della matrice inv. 1400_926a .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Nevay Disegni del Guercino
Fig. 21 - James Nevay incisore, Due cherubini col Volto Santo e la testa di S. Giovanni Battista; Mezza figura di donna che porge un fiore, disegni del Guercino, stampe delle matrici invv. 1400_919a, 1400_919b .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Risalgono infine certamente a Francesco Piranesi le acquisizioni di altre matrici aggiunte alla serie dei disegni del Guercino e ora nel tomo XXI, come un cospicuo gruppo omogeneo di Adam Bartsch, incisore ed erudito austriaco (Fig. 22); una parte dei rami sono datati, dal 1800 al 1807, e furono pubblicati da Francesco Piranesi nel 1808. Altre matrici, che traducono vari autori, sono opere di Francesco Rosaspina, incisore bolognese che si recò a Parigi nel 1801 (Fig. 23).

La lastra n. 946a riporta quale inventore “G. Gionima”, ma in realtà tutta la parte delle iscrizioni risulta abrasa e riscritta, e nello stato precedente si leggeva “Antonio Gionima dis. e inv.” (IcG, FN 6760).

Bartsch disegni Guercino
Fig. 22 - Adam Bartsch incisore, Putto inginocchiato che libera un uccellino; Due mezze figure maschili, una delle quali con mortaio in mano, disegni del Guercino, stampe delle matrici invv. 1400_ 964a, 1400_964b .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Rosaspina Apparizione angeli ad Abramo
Fig. 23 - Francesco Rosaspina incisore, Prima composizione per la tavola dell'Apparizione degli Angeli ad Abramo, disegno di Ludovico Carracci, stampa della matrice inv. 1400_942 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Nello stesso tomo sono inserite anche due incisioni di Tommaso Piroli(Fig. 24); amico e collega, condivise con i fratelli Francesco e Pietro Piranesi l’avventura parigina dal novembre 1803 al marzo 1807, per poi tornare a Roma con il minore, che fu ospite nella sua casa .

Tommaso Piroli, nato nel 1750, fu premiato nella terza classe del Concorso Clementino di scultura dell’Accademia di San Luca del 1766 (Giovanni Battista Piranesi, accademico, era presente sia per la scelta dei soggetti sia per i giudizi della classe di architettura) e nel concorso per la scultura della Scuola del Nudo nel marzo 1768. Dal 1778 andò ad abitare in strada Felice, vicino al convento di Trinità dei Monti, nello stesso palazzo della famiglia Labruzzi, stabilendo così frequentazioni dirette anche con i Piranesi residenti lì vicino. Piroli fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta aprì la sua casa al gruppo internazionale di intellettuali e artisti di cui ormai faceva parte; le fonti riportano un’originale iniziativa di queste Accademie o “ragunanze artistiche” domenicali, durante le quali veniva scelto un disegno fra quelli eseguiti e portati dai presenti e lo stesso Piroli lo avrebbe inciso. Nel 1796 si trasferì in via Gregoriana 203 (oggi 34) dove avviò una attività commerciale in proprio.

La Calcografia Camerale acquistò la sua serie di rami con Profeti e Sibille della Cappella Sistina nel 1788 e poi nel 1797 si associò per 100 copie del quinto tomo del suo lavoro su Ercolano. Si trovano nel Fondo Piranesi diverse serie di rami incisi a contorno da Piroli editi a Parigi, ora nel tomo XXIV: Pitture di Raffaello nella Sala Borgia al Vaticano (Fig. 25), Pitture della Villa Lante a Roma di Giulio Romano, Pitture del Gabinetto di Giulio II al Vaticano, Pitture di Raffaello alla Farnesina, Pitture di Ercolano, Pitture di Villa Altoviti a Roma, inventate da Michelangelo, dipinte da Giorgio Vasari, con tre matrici opere del figlio Giuseppe (Fig. 26). Questi in realtà era Giuseppe Marsili, nato nel 1783 dal primo matrimonio di Geltrude Cola, sposata da Piroli nel 1798, che prese il cognome del noto patrigno .

Sala Borgia
Fig. 24 - Tommaso Piroli, Venere desolata per la morte di Adone, disegno del Guercino, stampa della matrice inv. 1400_935 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Sala Borgia
Fig. 25 - Tommaso Piroli incisore e disegnatore, Carro di Marte, Carro di Mercurio. Carro di Saturno, di Raffaello nella Sala Borgia in Vaticano, stampe delle matrici invv. 1400_1040a, 1400_1040b, 1400_1040c .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.
Villa Altoviti
Fig. 26 - Giuseppe Piroli incisore, Flora in atto di acconciarsi i capelli; Cerere, o l'Estate, di Michelangelo e Giogio Vasari, stampe delle matrici invv. 1400_1067a, 1400_1067b .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Inoltre Piroli collaborò in qualità di disegnatore per due incisioni nel tomo XXIII, di Girolamo Carattoni(fig. 27): questi fu allievo di Buratto per il disegno a Verona, e di Cunego per l’incisione a Roma, dove si stabilì definitivamente. Lavorò per l’editore Pietro Paolo Montagnani e diverse matrici furono poi cedute alla Calcografia; come la serie pubblicata nel 1790, Picturae peristili Vaticani, in associazione nel 1803 nella Calcografia, che poi nel 1818 la pubblicò in proprio; nella stessa serie sono presenti anche opere di Cunego e Tinti. Carattoni incise il Ritratto di Winckelmann dipinto da Anton van Maron, il cui rame è oggi in Calcografia, e il Ritratto del barone Gustavo Adolfo di Reuterholm, eseguito dalla Kauffmann.

Dioscuri
Fig. 30 - Francesco Piranesi incisore, Bernardino Nocchi disegnatore, Uno dei Dioscuri del Quirinale, stampa della matrice inv. 1400_855 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

E poi Piroli come disegnatore è molto presente nel tomo XVIII del Fondo Piranesi, dedicato alle Statue antiche incise da Francesco Piranesi, serie per cui eseguì 19 disegni, la maggior parte dei quali per matrici della prima metà degli anni Ottanta, e disegnò la Statua sepolcrale del Cav. Giambattista Piranesi opera di Giuseppe Angelini, per l’incisione del 1790 (Fig. 28).

La bella serie dedicata alle sculture antiche deve la sua qualità anche al livello molto alto dei disegnatori; nel catalogo Piranesi del 1794 già sono offerte in vendita molte di queste stampe ora nel tomo XVIII, per lo più datate agli anni Ottanta, alcune altre sono segnalate in lavorazione .

Ludovico Corazzari, orgogliosamente veneziano, poiché spesso aggiunse al suo nome la specificazione “Ven.”, fu l’autore dei disegni di altre 14 statue (Fig. 29), in incisioni datate dal 1781 al 1792. Dal suo disegno Carattoni incise il bel Ritratto del barone Gustavo Adolfo di Reuterholm dipinto da Angelica Kauffman, pittrice di grande successo presente nell’élite artistico-culturale internazionale della Roma di fine settecento.

Disegnatore di prim’ordine era Bernardino Nocchi, senese a Roma dal 1769, molto attivo nella Calcografia Volpato, amico di Canova, abile anche con i pennelli, ottenne la carica di Pittore dei Sacri Palazzi nel 1780; dai suoi disegni Piranesi incise una lastra nel 1780 e due nel 1790. L’incisione di Uno dei Dioscuri del Quirinale aveva, all’arrivo nella Calcografia Camerale, una valutazione molto alta di uno scudo e venti baiocchi, pari solo a quella del grande Gruppo del Toro Farnese e superiore ad ogni altra stampa singola del Fondo (Fig. 30).

Nel 1781 e nel 1788 invece Piranesi portò sulla matrice due disegni di Lorenzo Roccheggiani (Fig. 31), artista attivo a Roma anche come incisore; la Calcografia Camerale prima del 1823 acquisì 250 suoi rami della serie Raccolta di cento tavole, rappresentanti i costumi religiosi civili e militari degli antichi Egiziani, Etruschi, Greci e Romani, per cui già si era associata nel 1803 con l’editore Giacomo Raffaelli in piazza di Spagna e che sono le sue opere più note.

Arianna Francesco Piranesi
Fig. 31 - Francesco Piranesi incisore, Lorenzo Roccheggiani disegnatore, Arianna (Cleopatra), stampa della matrice inv. 1400_826 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Il disegnatore francese Gagneraux, per il rame del 1784, con la statua dei Borghese Sileno con Bacco fanciullo, identificato in passato come Bénigne, è probabilmente il fratello minore Baptiste, il cui nome concorda con quanto riportato sulla matrice: “B.te” (Fig. 32).

Francesco Piranesi su questa lastra si fregia del titolo di “incisore del Re di Polonia”, come aveva già fatto in altre due matrici di Piroli (Antinoo e Arpocrate) datate 1782 e 1783. A partire da altri rami del 1784 si firmerà sempre come cavaliere.

Unica eccezione della serie del tomo XVIII per la paternità dell’incisione è la matrice della statua del Gallo morente nei Musei Capitolini: incisa da Andrea Rossi su disegno di Pietro Angeletti (Fig. 33) è datata 1770 nel catalogo Piranesi del 1794 .

Statua del Gallo morente
Fig. 33 - Andrea Rossi incisore, Pietro Angeletti disegnatore, Gallo morente, stampa della matrice inv. 1400_827 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Andrea Rossi nel 1733 incise due delle tre matrici dei Catafalchi per le esequie dei Principi di Polonia Augusto II e Alessandro Sobieski, giunte in Calcografia nel tardo Ottocento. Il rame del 1775 di Andrea Rossi con i Ritratti di Giuseppe II imperatore d’Austria e Leopoldo granduca di Toscana, dipinti da Pompeo Batoni, fu acquistato per la Calcografia Camerale nel 1791; già destinato alla fusione, nel 1804 fu salvato su suggerimento di Carlo Fea “per stima dovuta all’autore”, così come il Ritratto di Pio VI di Domenico Cunego.

Il disegnatore Pietro Angeletti, era vincitore di concorsi all’Accademia di San Luca, nel 1758 e nel 1762 dei concorsi Clementini, nel 1760 e nel 1761 della Scuola del Nudo, fu poi pittore accademico di San Luca dal 1772. Disegnò anche per l’incisione di Morghen del dipinto di Rubens La Sacra Famiglia nella Calcografia Volpato. Fu il disegnatore per tutte le matrici delle Pitture nella Cappella del palazzo del Quirinale, edite da Giovanni Ottaviani, che anche ne incise alcune, serie giunta in Calcografia fra i1 1823 e il 1826.

Pure risale all’attività romana del XVIII secolo l’incisione in tre rami, di Francesco, della grande Pianta del Prato della Valle a Padova, datata 1786 (Fig. 34), eseguita da disegno di Giuseppe Subleyras, residente nella città dal 1777 al 1784; così come le tavole con le Vedute interne in Vaticano (Fig. 35) e nella grotta di Posillipo, o le Vedute esterne di Roma e di Pompei, da disegni di Louis Jean Desprez, architetto che poi dal 1785 si trasferì per sempre in Svezia con il Re Gustavo III, conosciuto a Roma forse tramite proprio Piranesi, che lo aveva frequentato durante la sua visita a Roma nel 1783 e ne aveva ricevuto incarichi ufficiali .

Prospettiva nuova piazza di Padova
Fig. 34 - Francesco Piranesi incisore, Giuseppe Subleyras disegnatore, Prospettiva della Nuova Piazza di Padova, stampe delle tre matrici da riunirsi invv. 1400_1032, 1400_1033, 1400_1034 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Roger Newdigate, di cui Francesco Piranesi incise il disegno dell’Arco di Augusto ad Aosta (Fig. 37), fu un nobiluomo inglese, collezionista e amatore delle arti; egli ebbe una brillante carriera politica, fece due Grand tour in Italia negli anni 1739-1741 e 1774-1775. Fu un ottimo disegnatore; si conservano tre volumi di suoi disegni nella biblioteca di Arbury Hall, Warwickshire . Francesco Piranesi eseguì la matrice dell’Arco di Augusto ad Aosta la cui stampa si trova nel tomo VIII, parte III, a conferma della qualità del suo disegno, ritenuto professionalmente valido per l’incisione di un monumento così importante, ma lontano da Roma.

Veduta Arco d’Aosta
Fig. 37 - Francesco Piranesi incisore, Roger Newdigate disegnatore, Veduta dell'Arco di Augusto di Aosta, stampa della matrice inv. 1400_368 .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

Del fratello minore Pietro Piranesi, che assieme a Francesco dovette lasciare Roma dopo un’attiva partecipazione alla Repubblica Romana e lavorò alle iniziative parigine fino al 1807, sono conservati nel tomo XXVI, parte II, dedicato alle Antichità di Pompei, sei rami, da disegni del padre, incisi nel 1805 e 1806 (Fig. 38).

C’è una sola donna fra tanti artisti, Elisabeth Chézy Quevanne, che collaborò con Francesco Piranesi a Parigi; sul rovescio della matrice inv. 1400_1176 della serie delle Antichità della Magna Grecia sono presenti una piccola veduta, una serie di tracciati segnici e l'indicazione in francese dei tempi di morsura per incidere all'acquaforte, accompagnati dalla scritta: “Gravés par Elisabeth Queva... l'an 1805 a Paris" ; questo pare testimoniare il coinvolgimento dell’artista nei progetti didattico-accademici dei fratelli Piranesi dei primi anni dell’Ottocento .

Due tavole da lei disegnate corredavano la rivista Athenaeum, edita dai fratelli Piranesi a partire dal luglio 1806: il Busto di Gerard Dow di Pietro Cardelli, inciso da L. Bovallet (Athenaeum, I, n. 10, octobre 1806) e L’ancienne Abbaye de Montmartre, dal dipinto di Louis Gabriel Moreau all’epoca di proprietà di Francesco Piranesi, inciso da Demaison (Athenaeum, II, 1807, n. 2, fasc. 2) . Nel 1808 Francesco Piranesi editò le sue tavole di Diversi ornati delle pareti, volte e pavimenti di musaico esistenti nelle camere della Casa di Campagna di Pompeia, ora dodici di queste sue opere sono nel XX tomo della raccolta (Fig. 39). Era nipote di Antoine Léonard Chezy, noto professore linguista; allieva di Michel-Honoré Bounieu, era una ritrattista che aveva esposto al Salon del 1802; si conoscono alcuni altri suoi lavori grafici: un’incisione di Progetto di fontana di gusto egizio, su disegno di Mario Asprucci del 1806, 14 tavole che accompagnavano un noto testo dello zio, edite nel 1814 e nel Bulletin de la Societé d’encouragement pour l’industrie nationale si trovano tavole da lei incise nel 1812 e nel 1819.

Fu una figura significativa per il riconoscimento professionale femminile, che superasse la dimensione dilettantistica cui erano destinate le donne. In Francia si parlava del “caso Quevanne”: nonostante che la riforma didattica iniziata con la Rivoluzione avesse aperto la possibilità anche per le donne di insegnare le arti nelle scuole maschili, la pittrice era stata scartata dal posto di professore di disegno nella nuova Scuola centrale di Chartres espressamente in base al sesso. Alla sua denuncia seguì nell’aprile 1796 il rapporto che le dava ragione, presentato dal deputato Victor Chapelain al Consiglio dei Cinquecento; la decisione fu rinviata e poi la vicenda fu travolta dalle turbolenze politiche, senza che la Quevanne avesse mai una risposta .

In pratica il suo diritto all’insegnamento era un diritto riconosciuto, ma non applicato; ella non ottenne l’incarico richiesto, ma non per mancanza di capacità; e dunque trovarla fra gli autori nel Fondo Piranesi pare un meritato riconoscimento.

Casa di Campagna Pompei
Fig. 39 - Elisabeth Chézy Quevanne, Nella Casa di Campagna di Pompeia, piano inferiore, parete di una stanza; Nella Casa di Campagna di Pompeia, piano superiore, parete della prima stanza de’ Bagni, stampe delle matrici inv. 1400_912a, 1400_912b .
© Roma, Istituto centrale per la grafica.

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