Nel 1953 i direttori della Calcografia Nazionale e del Gabinetto Nazionale delle Stampe, organismi museali che poco più di due decenni più tardi confluiranno nell’Istituto Nazionale per la Grafica (dal 2014 Istituto centrale), trattarono, nell’ambito di testi di carattere generale, l’opera di Giambattista Piranesi. I loro scritti offrono significativi spunti che potrebbero essere considerati come prime tracce di un percorso di studio che si svilupperà negli anni successivi e che conferirà all’Istituto una sua peculiarità nell’ambito delle ricerche rivolte al linguaggio incisorio, alla poetica e alla particolare visione dell’artista.
Alfredo Petrucci, incisore, narratore, poeta, direttore del Gabinetto nazionale delle stampe dal 1940 al 1954, pubblicò nel 1953 Maestri incisori. Nel volume si ripercorre la storia delle tecniche grafiche dal XV al XVIII secolo attraverso le biografie e le opere dei grandi Maestri. Il capitolo conclusivo, di cui si propone uno stralcio, è dedicato all’incisore veneto
Giambattista Piranesi fu uno di quelli che mostrarono subito e con vera ostinazione un’inquietudine di carattere linguistico, direttamente collegata coi problemi della tecnica incisoria. Architetto privo di commissioni, sentì che, per realizzare il suo mondo di segni e non di marmi, gli era necessario un dizionario di altra natura da quelli in uso a Venezia .
Nello stesso anno fu pubblicato il Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia Nazionale, curato da Carlo Alberto Petrucci, incisore, già presidente del Sindacato fascista del Bianco e Nero, direttore dal 1933 al 1960. Nel catalogo, organizzato in ordine alfabetico per autori, incisori e inventori, e per soggetti, il nucleo di matrici piranesiane è considerato, a differenza della precedente edizione del 1934, come “trattazione speciale”, da p. 239 a p. 308, suddiviso per tomi, secondo l’ordinamento già presente quando la collezione giunse in Calcografia, a partire dalle Antichità romane. Nelle poche righe che introducono l’elenco dei rami si trova la frase che qui si riporta:
La tiratura ne è stata definitivamente sospesa per ragioni inerenti alla loro conservazione e anche perché la eccessiva divulgazione sin qui fatta delle relative stampe è in contrasto col riguardo che è dovuto alla eccezionale personalità dell’autore .
Carlo Alberto Petrucci contribuì alla definizione di quello che diventerà l’approccio alla conservazione e allo studio delle matrici; con Maurizio Calvesi (direttore della Calcografia dal 1964 al 1967) questo studio sistematico verrà esteso all’analisi dei rovesci, condotta insieme alla moglie Augusta Monferini. L’acquaforte inedita, che venne denominata Caduta di Fetonte, incisa da Piranesi su una matrice successivamente tagliata e riutilizzata per due vedute romane, la Basilica di Santa Maria Maggiore e la Piazza Monte Cavallo, venne scoperta nel corso di tale indagine. La ricognizione dei rovesci di Piranesi e della sua scuola fu promossa dalla Calcografia Nazionale in occasione dell’edizione italiana della fondamentale monografia di Henri Focillon , curata dai due studiosi e pubblicata nel 1967. Il saggio introduttivo di Calvesi insiste sui confronti tra l’ideologia piranesiana e il pensiero di Giambattista Vico proponendo nuove ipotesi di lettura delle opere dell’incisore veneto. Un estratto di questo densissimo scritto venne edito nuovamente l’anno successivo, nel volume che raccoglieva i due cataloghi delle mostre, ideate sempre da Calvesi e Monferini, allestite in Calcografia e dedicate la prima a Francesco (1967), la seconda a Giambattista Piranesi (1968) .
Il 1975, anno di nascita dell’Istituto, con l’unione del Gabinetto Nazionale delle Stampe e della Calcografia, si chiude con la pubblicazione della rivista “Grafica grafica”: i pochi numeri usciti sono ancora oggi fondamentali punti di riferimento per lo studio dell’antico e l’apertura ai nuovi linguaggi. Sono presentati alcuni confronti e interessanti riletture delle stampe di Piranesi, insieme a rivisitazioni contemporanee come le fotografie di Nino Migliori, le analisi del segno di Guido Strazza, la cartella per l’anno piranesiano di Giulio Paolini, Luca Patella e Michelangelo Pistoletto, i Cieli di Piranesi di Pasquale Santoro. Il numero 1 – 4 del 1977 è ideato graficamente come una simulazione del buco della serratura del cancello di accesso alla chiesa di Santa Maria del Priorato da cui è possibile vedere la cupola di San Pietro: dalla prima di copertina fino alla penultima pagina i fogli presentano un foro circolare che inquadra la cupola michelangiolesca ripresa dalla Veduta dell’insigne Basilica Vaticana di Piranesi pubblicata in terza di copertina . Il secondo numero del 1976, curato da Carlo Bertelli, è per la maggior parte dedicato all’incisore veneziano. La pubblicazione, che ripropone l’elogio di Bianconi e la biografia di Legrand, correda la mostra della Calcografia con il catalogo delle opere redatto da Teresa Villa Salamon, un regesto bio-bibliografico, e contributi di Bertelli, Speciale e Miraglia .
Il percorso di studio indicato nei decenni precedenti attraverso le ricostruzioni filologiche, l’approccio multidisciplinare, le reinterpretazioni moderne, l’indagine sul segno e la tecnica, costituì le basi della mostra Piranesi nei luoghi di Piranesi, articolata in cinque sezioni con lo scopo, come comunica Maria Catelli Isola nella premessa al catalogo Rami, di rendere possibile un confronto delle acqueforti con le architetture piranesiane, o con i monumenti che illustrano o di ambientarle nel paesaggio archeologico da lui febbrilmente indagato richiamando l’attenzione anche sulle trasformazioni in molti casi subite dai luoghi stessi e sollecitandone la conoscenza critica . In concomitanza della mostra sui rami della Calcografia venne pubblicato Interpretazioni da Piranesi, con i lavori dei laboratori condotti da Bonizza Giordani Aragno sul tema “Piranesi: la sua poetica” .
Negli anni in cui l’Istituto fu diretto da Michele Cordaro (1988 -1995) venne organizzata la mostra Giovanni Battista Piranesi e la veduta a Roma e a Venezia nella prima metà del Settecento, promossa dal Ministero degli Affari Esteri per essere “esportata” in Canada (Montreal, Toronto, Vancouver) tra il 1990 e il 1991. Per l’occasione Mario Gori Sassoli pubblicò il saggio Piranesi, or the dissolution of the veduta .
Un anno prima, nel catalogo della mostra didattica sull’acquaforte, Alida Moltedo curò la sezione sulle Carceri, con gli approfondimenti tecnici di Giuseppe Trassari Filippetto .
Mostre e seminari didattici proseguirono negli anni Novanta, durante la direzione di Serenita Papaldo (1994 – 2009) con il ciclo Lineamenti di storia delle tecniche, a cura di Ginevra Mariani. Ogni appuntamento, a scadenza poco più che annuale, era dedicato a uno specifico linguaggio incisorio: iniziarono nel 1996 con la Xilografia per concludersi nel 1999 con la Litografia e la Serigrafia. In occasione della seconda edizione (dal 2001 al 2006) furono pubblicati quattro manuali, ciascuno su una tecnica, e nel 2005, per il volume dedicato all’acquaforte, Mario Gori Sassoli scrisse il capitolo Pittoricismo e monumentalità nelle incisioni di Giovanni Battista Piranesi .
Il XXI secolo si apre con la monografia completa di Luigi Ficacci , pubblicata, con lo scopo di divulgarne i contenuti a un pubblico il più ampio possibile, con ricco corredo iconografico in doppia edizione, una in lingua italiana, spagnola e portoghese, l’altra in inglese, francese e tedesco .
Lo studio scientifico dei procedimenti grafici piranesiani, con l’analisi approfondita del segno inciso e il confronto matrice/stampe, attività, quest’ultima resa possibile dalla presenza, nelle collezioni dell’Istituto, della quasi totalità dei rami, di tirature coeve, ottocentesche e più recenti, ebbe piena attuazione con la costituzione nel 1994 del Laboratorio Diagnostico per le Matrici in cui queste ricerche divennero complementari alla comprensione dei meccanismi di degrado. In numerosi testi di carattere generale, cataloghi di mostre o pubblicazioni scientifiche curate dal Laboratorio, sono presenti spunti sullo stato delle matrici dell’incisore veneziano che saranno sviluppati negli anni successivi . In particolare l’opuscolo realizzato per il Columbus Museum di New Haven da Trassari Filippetto presenta un focus sulla tecnica e la visione di Piranesi .
Il catalogo della mostra Nolli Vasi Piranesi, curata da Mario Bevilacqua nel 2004, ricostruisce, nell’ambito degli studi sull’immagine della Città eterna nel secolo dei Lumi, gli esordi romani e il suo ruolo in un momento in cui la cultura barocca cedette il passo al pensiero illuminista .
Nel corso degli anni diverse sono state le occasioni di confronti e riletture, come l’indicizzazione del catalogo generale delle stampe del 1934, pubblicato nel 2009 a cura di Elisabetta Giffi e Anna Grelle che integra il testo di Petrucci con le attribuzioni delle incisioni dell’intera raccolta , o quello proposto da Rita Bernini tra i Grotteschi e i Capricci di Giambattista Tiepolo .
Nel 2010 viene inaugurato il Progetto Piranesi, curato da Ginevra Mariani con il coordinamento tecnico-scientifico di Giovanna Scaloni, inteso come vera e propria operazione di musealizzazione. Nell’ambito di una puntuale ricostruzione filologica il Progetto affronta l’opera dell’incisore in ordine cronologico, raccogliendo gli esiti delle ricerche passate e unendo agli studi storico artistici i risultati dei restauri e delle indagini condotte dal Laboratorio Diagnostico per le Matrici, diretto da Giuseppe Trassari Filippetto con la collaborazione di Lucia Ghedin. Il progetto, che si è concretizzato nella pubblicazione di quattro volumi (dal 2010 al 2020 durante la direzione di Maria Antonella Fusco e Maria Cristina Misiti) si è avvalso di interventi specifici di studiosi interni ed esterni all’Istituto. Tra questi, Mario Bevilacqua, Maria Sole Garacci, Carlo Gasparri, Lucia Ghedin, Giovanna Grumo, Giorgio Marini, Gabriella Pace, Domenico Palombi, Ciro Salinitro, Giovanna Scaloni, Giuseppe Trassari Filippetto, John Wilton-Ely .